La Nausea


 

Nausea da gravidanza: In inglese, la nausea in gravidanza è chiamata morning sickness perché, nella maggior parte dei casi, insorge al mattino. Come tante donne sanno bene, la nausea colpisce soprattutto nei primi mesi di gravidanza, quando diventa spesso così fastidiosa da compromettere la serenità quotidiana.
La causa precisa dei sintomi delle nausee e del vomito in gravidanza non è nota: sono disturbi provocati da una serie di fattori concomitanti che contribuiscono, in modo più o meno accentuato, al suo insorgere.
Alcuni studiosi hanno ipotizzato che all'origine dei sintomi della nausea in gravidanza vi sia un meccanismo spontaneo e naturale, utilizzato come difesa da cibi e sostanze che potrebbero nuocere all'embrione.


Nausea da viaggio: Più di sei milioni di italiani soffrono di cinetosi. Un disturbo più noto come mal d'auto, mal di mare e mal d'aereo. Si manifesta con sintomi quali ipersudorazione e ipersalivazione, pallore, spossatezza, cefalea, nausea e vomito.
La cinetosi (dal greco Kinetos, movimento) compare quando turbolenze e oscillazioni, frenate e sobbalzi, rollii e variazioni di direzione provocano nell'organismo un contrasto fra le informazioni di movimento percepite dall'occhio e quelle di immobilità percepite dal labirinto, la microscopica sede dell'equilibrio situata all'interno dell'orecchio.
A questo punto il cervello, non più in grado di assimilare questa sovrabbondanza di informazioni, va, per così dire, in tilt. E così pure il labirinto che trasmette disagio allo stomaco provocando il senso di nausea e vomito.
A soffrire di questo disturbo sono soprattutto i bambini. Secondo le statistiche tre bambini su dieci, in particolare dai 2 ai 12 anni, accusano puntualmente nausea, vomito, mal di testa e un malessere diffuso non appena mettono piede in auto o su un altro mezzo di trasporto.
Altre categorie a rischio sono le donne, specie durante il ciclo mestruale, e i soggetti che soffrono abitualmente di ipertensione, emicrania o che sono fortemente emotive.


Nausea da emicrania: L’emicrania è una delle forme più comuni di cefalea. In Italia ne soffre il 12-15% della popolazione e nel mondo almeno un adulto su otto. Questa condizione patologica è tre-quattro volte più frequente nel sesso femminile. Si suole suddividere l’attacco di emicrania in quattro fasi alle quali corrispondono quattro situazioni fisiopatologiche e cliniche differenti: Fase I o dei prodromi, Fase II o dell’aura, Fase III o della cefalea, Fase IV o della remissione.
L'emicrania è accompagnata nell'80% dei casi da nausea e vomito che, oltre a peggiorare lo stato di benessere del soggetto colpito, rendono difficoltosa l'assunzione orale dei farmaci atti a combattere la cefalea.

 

Nausea e vomito post-operatori: (scientificamente denominati PONV – Post-Operative Nausea and Vomiting) rappresentano una terribile complicanza degli interventi chirurgici, creando ulteriori disagi al paziente operato. La loro insorgenza nel post-operatorio varia tra il 20% e il 30% in rapporto a fattori soggettivi del paziente e di pertinenza chirurgica.

- Fattori legati al paziente:

1. Appartenenza al sesso femminile: i sintomi di nausea e vomito risultano essere tre volte più frequenti nelle donne.
2. Fumo: i dati statistici affermano che non fumare riduce la possibilità di insorgenza di PONV del 34%.
3. Ereditarietà: se in famiglia ci sono persone che soffrono di cinetosi (mal di movimento) o di PONV, nel paziente il rischio d’insorgenza di nausea e vomito dopo un intervento sarà mediamente triplicato.

- Fattori legati alle procedure d’intervento chirurgico:
1. Premedicazioni o trattamenti oppiacei post operatori (come la morfina): questi farmaci vengono somministrati prima o dopo un intervento per sedare il paziente, prepararlo all’anestesia o alleviare il dolore. Il rischio d’insorgenza di PONV diminuisce significativamente se il medico è abile nell’indicare un valido analgesico non oppiaceo.
2. Tipo di anestesia: un importante studio clinico – Sinclair et all (1999) – osservò 17.638 pazienti ambulatoriali e vide che l’anestesia totale inalata attraverso l’utilizzo della maschera incrementava di 11 volte l’insorgenza di PONV rispetto agli altri tipi di anestesia (locale, intravenosa e per infiltrazione).
3. Durata dell’intervento e dell’anestesia: lo stesso studio mostrò una forte correlazione fra la durata dell’intervento e dell’anestesia e l’incremento dell’insorgere nel paziente di PONV (+30 minuti = +59% rischio PONV).